Sarebbe stato un pescatore locale a far conoscere i petroglifi nella zona del Lido di Orrì a Tortolì. La segnalazione risalirebbe al Maggio del 1986.

Le incisioni antropomorfe raffigurano una coppia di figure umane, un uomo e una donna stilizzati, rappresentati in piedi, in posizione eretta o di danza. Si ipotizza sia stato immortalato nella pietra un rito sacro o propiziatorio, in cui il cerchio in alto tra i due personaggi rappresenterebbe un simbolo di unione o qualche divinità.

I petroglifi occupano una superficie di 40 x 30 cm. circa, la realizzazione accurata con asse ortogonale alle superfici, con contorno netto e segno continuo. Le figure umane, alte 22 cm e larghe 12 cm, distanti tra loro 12 cm, si presentano con incisioni profonde da 0,1 a 0,4 cm, in alcuni punti sono scomparse a causa dell’azione erosiva del mare. Il personaggio maschile, il cui corpo è realizzato con un’unica incisione che parte dalla testa e arriva al sesso, presenta gli arti superiori orizzontali mentre quelli inferiori si presentano arcuati. Il personaggio femminile invece è ottenuto con un’incisione più sottile, si presenta con la testa tornita, gli arti superiori verticali fino al busto, nel quale è raffigurato il seno. Anche in questo, gli arti inferiori sono arcuati, e il sesso è realizzato con un piccolo solco.

Queste antiche incisioni, che vengono fatte risalire all’eneolitico, (periodo finale del neolitico, il passaggio tra la fine del terzo e il secondo millennio a.c.), sono uniche rispetto alle altre rinvenute in Sardegna. In primis perché la scena rappresentata è composta da sole due figure, al contrario delle altre incisioni conosciute, che presentano molti personaggi asessuati o maschili. Un esempio i petroglifi della Grotta del Bue Marino a Dorgali, sempre nella costa orientale sarda, che comprendono venti figure antropomorfe maschili, disposte quasi tutte in gruppo, una cavità emisferica e due cerchi con all’interno delle coppelle.

In altre parti della Sardegna figure analoghe si trovano in domus de janas a Oniferi ed Anela (anche se capovolte), nelle statue menhirs di Monte d’Accoddi a Sassari, a Laconi e Nurallao, ed in un peso di telaio di Conca Illonis-Cabras nell’oristanese. Lo stato di conservazione delle raffigurazioni di Orrì è buono, e questo fatto porta a stabilire che, ai tempi della sua incisione, la linea della spiaggia fosse molto più avanzata rispetto all’attuale. Sono tanti nella zona gli insediamenti e i manufatti neolitici: da un menhir a poche centinaia di metri dai petroglifi, alle domus de janas, le tombe dei giganti e altri menhir tra San Salvatore, Monte Terli e S’Ortali ‘e Su Monti. Un patrimonio che molti ogliastrini stessi non conoscono, e che sono solo una piccola parte dei tesori di Tortolì.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione