Alcune volte di foggia semplice, altre molto elaborata, impreziositi da piccole perline in pasta vitrea, facevano parte del corredo di ogni donna sarda. Lo “Spuligadentes” (o “isprugadentes”) era un ciondolo a forma di cuore o di stella con molte punte, dal quale si dipartivano esternamente due elementi ricurvi contrapposti, uno con l’estremità appuntita e l’altro con l’estremità a forma di paletta o di cucchiaino.

immagine tratta da "Gioielli" Fondazione Banco di Sardegna

immagine tratta da “Gioielli” Fondazione Banco di Sardegna

La prima estremità serviva per pulire i denti, proprio come uno stuzzicadenti, l’altra invece per la pulizia delle orecchie, come gli odierni cotton fioc. Questi ciondoli, possedevano anche un’altra funzione, quella di amuleti. Spesso infatti all’interno custodivano piccole reliquie o immagini religiose, inoltre il ciondolo veniva appeso a delle catenelle insieme a piccoli sonagli che servivano a tenere lontani gli spiriti maligni.

immagine tratta da "Gioielli" Fondazione Banco di Sardegna

immagine tratta da “Gioielli” Fondazione Banco di Sardegna

Altre volte tra le maglie delle catenelle, erano incastonati occhi di Santa Lucia notoriamente considerati un infallibile rimedio contro il malocchio. Con il tempo i ciondoli sono diventati sempre più elaborati fino a raffigurare animali come cervi, cavalli o anche insetti, ma col tempo hanno perso la loro funzione pratica per mantenere quella magico-prottetiva. Spesso questi ciondoli erano indossati anche dagli uomini e a introdurne l’uso in Sardegna sono stati gli spagnoli

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi