Franco Mascia a Bagnoregio mentre realizza il murale

Dall’Ogliastra al Lazio, l’artista sardo Franco Mascia ha portato la sua visione e il suo talento a Bagnoregio per realizzare un’opera che parla di identità, memoria e radici comuni. Un viaggio artistico e umano, iniziato a Tortolì e culminato con la realizzazione di un murale speciale dedicato alla comunità sarda presente da decenni in questa parte d’Italia centrale.

La commissione è arrivata direttamente dal Comune di Bagnoregio, grazie all’impegno di Giulia Corrias, originaria di Esterzili, che da tempo vive nel viterbese e ha svolto un ruolo chiave nel creare un ponte simbolico e culturale tra la Sardegna e Civita. È stato proprio questo legame a portare alla nascita di un gemellaggio tra le due terre, che verrà rinnovato il 15 luglio, durante le celebrazioni in onore di San Bonaventura da Bagnoregio, patrono della città e figura storica di rilievo nel pensiero teologico francescano.

In quell’occasione, Franco Mascia tornerà a Civita per firmare ufficialmente il murale, svelandolo pubblicamente durante una cerimonia che si preannuncia ricca di significato. L’opera racconta, attraverso i tratti vivi e poetici che caratterizzano il linguaggio visivo dell’artista, la storia dei sardi emigrati nel Lazio, custodi di una cultura che continua a fiorire anche lontano dalla propria isola.

«È stata un’esperienza bellissima, intensa, che porterò nel cuore», ha dichiarato Mascia. «Ringrazio l’amministrazione comunale, composta da giovani pieni di entusiasmo e visione e guidata da Luca Profili, e i bagnoresi, che mi hanno accolto come uno di loro, coccolandomi giorno dopo giorno. È stato come lavorare a casa».

Il murale, oltre ad essere un omaggio all’emigrazione sarda, rappresenta un simbolo di dialogo tra territori, un’opera che unisce passato e presente, arte e comunità. E il 15 luglio, giorno in cui si celebra San Bonaventura – al secolo Giovanni Fidanza, nato proprio a Civita di Bagnoregio e divenuto mistico e ministro generale dell’Ordine francescano – l’arte di Mascia diventerà parte del tessuto della città, suggellando un legame che continua a crescere.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Guspini, Murale CRISA e Skan

È stato appena ultimato a Guspini un murale che rende omaggio a uno degli eventi più significativi della storia del lavoro in Sardegna: lo sciopero delle miniere di Montevecchio del 1903, di cui nel 2023 si è celebrato il 120° anniversario. L’opera, firmata dagli artisti CRISA e SKAN, intreccia memoria storica e rigenerazione urbana, trasformando un muro centrale del paese in un racconto corale fatto di immagini, simboli e colore.

Quello del 1903 fu il primo sciopero moderno e di massa organizzato in Sardegna. Vi presero parte 1500 operai, che chiedevano la fine del cottimo – un sistema brutale basato sulla produttività individuale –, l’introduzione di una paga fissa e condizioni di lavoro più dignitose. La protesta, inizialmente spontanea, fu poi guidata da due giovani guspinesi: il farmacista Pio Piras e il medico condotto Cesare Loi, entrambi militanti del Partito Socialista.

Lo sciopero – come ha spiegato molto bene l’amministratrice guspinese Francesca Tuveri in un post sui social – segnò un punto di svolta. Nel 1908 fu istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori delle miniere sarde, alla quale partecipò anche Cesare Loi. Il suo contributo fu decisivo nel denunciare la povertà nutrizionale, l’esposizione continua alle polveri sottili e l’alta incidenza di tubercolosi tra i minatori.

Il murale, appena completato, vuole essere un tributo a quella stagione di lotte, ma anche un richiamo alla necessità – ancora attuale – di difendere i diritti e la sicurezza nel mondo del lavoro. Non è solo commemorazione: è un atto di consapevolezza civile.

L’opera si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione urbana e di riflessione collettiva sul senso dei luoghi. Con una “sinfonia visiva” fatta di elementi figurativi e simbolici, CRISA e SKAN raccontano un passato che continua a parlarci. I pozzi minerari, le gallerie, le scale, due minatori al lavoro, una finestra che si trasforma in carrello: tutto si intreccia con forme naturali che suggeriscono rinascita.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

“Jerzu e la forbice sacra” è finalmente online e disponibile gratuitamente per tutti. Si tratta di un cortometraggio che racconta l’anima profonda di Jerzu, le sue tradizioni, la sua bellezza e l’identità che la comunità ha saputo custodire e rinnovare. Il progetto è stato finanziato dal Dipartimento per le Politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri e co-finanziato dal Comune di Jerzu, realizzato in collaborazione con la Pro Loco e con la partecipazione attiva di tantissimi cittadini, adulti e bambini.

È un’opera collettiva, nata da un sogno e trasformata in realtà attraverso un percorso ricco di creatività, impegno e passione. Il cortometraggio è visibile a chiunque accedendo con il proprio account Google al link https://tinyurl.com/4nexb5m7. Chiunque incontrasse difficoltà nella visione può contattare la Pro Loco: la cultura è un bene comune e deve essere accessibile a tutti. Il film è il frutto del lavoro di Franco Mascia, Alessandro Piras, Antonio Cauterucci, Alessandro Sperandio e Carmelo Bacchetta, ma soprattutto dell’entusiasmo e della generosità dei cittadini che hanno messo a disposizione case, tempo ed emozioni.

L’uscita del corto segna anche l’inizio di una stagione ricca di appuntamenti, come la Sagra del Vino e Calici di Stelle, occasioni per ritrovarsi e continuare a valorizzare il territorio.

A chiusura di questo percorso, le parole di Fabrizio Caramagna riassumono il senso profondo del progetto: “Il mio paese, Jerzu. È casa, radici, colori, respiri, sangue, orizzonte che mi appartiene. È una strada che porta sempre dove bisogna essere, in quel punto esatto della felicità.”

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Jacopo Cullin nei panni di Signor Tonino - foto di Gianfranco Mura

Il mosaico della trentacinquesima edizione del festival Rocce Rosse Blues si arricchisce di due nuove tessere preziose, pronte a illuminare il palcoscenico dell’Istituto Salesiano di Lanusei con parole, musica e ironia. Due appuntamenti d’eccezione sono in programma l’8 e il 9 agosto, confermando il festival ogliastrino come uno dei riferimenti più vivaci della scena culturale estiva in Sardegna.

L’8 agosto riflettori puntati su Paola Turci e il critico musicale Gino Castaldo, protagonisti de “La rivoluzione delle donne”, nuovo spettacolo prodotto da Elastica con L’Eredità delle Donne e in collaborazione con Agidi. Dopo il successo del tour Il tempo dei Giganti, Turci e Castaldo tornano sul palco per celebrare le grandi voci femminili della musica italiana: donne che hanno cambiato i costumi, la società e l’immaginario collettivo. Mina, Milva, Mia Martini, Loredana Bertè, Alice, Caterina Caselli, Patty Pravo e molte altre verranno raccontate e interpretate in un viaggio emozionante fatto di parole, immagini e musica dal vivo.

«Queste grandi artiste mi hanno cresciuta e formata – spiega Paola Turci – è un privilegio suonare e cantare le loro canzoni, ascoltare le loro storie, ringraziarle per la bellezza e il coraggio che ci hanno lasciato». Le fa eco Gino Castaldo: «Ci siamo accorti di quanto poco spazio fosse stato dato alle voci femminili nel nostro precedente spettacolo. Da qui è nato il desiderio di colmare quel vuoto e rendere omaggio a chi ha saputo imporsi e cambiare le regole del gioco».

Paola Turci e Gino Castaldo • credits Fabio Benato

Paola Turci e Gino Castaldo • credits Fabio Benato

Il giorno seguente, sabato 9 agosto, tocca all’irresistibile comicità di Jacopo Cullin con “È inutile a dire!”, uno spettacolo ormai cult, capace di registrare sold out nei principali teatri d’Italia, da Roma a Milano, da Bari a Torino. Il poliedrico attore e regista cagliaritano sarà affiancato, come sempre, dal fidato Gabriele Cossu e accompagnato dalle musiche dal vivo del trio composto da Matteo Gallus (violino), Riccardo Sanna (fisarmonica) e Andrea Lai (contrabbasso).

Con la sua ironia elegante e tagliente, Cullin mette in scena le contraddizioni e le fragilità della società contemporanea, scandagliando le relazioni umane con uno sguardo tanto disincantato quanto profondamente umano. Un’occasione imperdibile per riflettere e ridere, come solo il grande teatro sa fare.

Il cartellone di Rocce Rosse Blues 2025 si completa così, forte di una line-up che unisce qualità, sperimentazione e intrattenimento. Dopo l’anteprima del 12 luglio a Cagliari con la voce jazz di Nicole Zuraitis, il festival tornerà nella sua casa di Lanusei ospitando artisti come Lucio Corsi (19 luglio), Cristiano De André (2 agosto), Vinicio Capossela (3 agosto) e una nutrita pattuglia di protagonisti del blues: Eric Bibb (25 luglio), The Kings of Blues (26 luglio), Zac Harmon (13 agosto) e i sardi Irene Loche, Nanni Gaias, Bad Blues Quartet, Moses Concas e Odd Blues.

Una rassegna che, come da tradizione, miscela generi e linguaggi per raccontare l’anima più autentica della musica e del teatro, in una terra che fa dell’accoglienza e della cultura un tratto distintivo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Pietro Mereu

Non solo malloreddus e culurgiones. La vera cucina sarda è un patrimonio sommerso, fatto di centinaia di piatti sconosciuti al grande pubblico, legati a tradizioni familiari che rischiano di scomparire. È proprio a queste “ricette antiche” che si dedica Retzetas Antigas, ora disponibile gratuitamente su MyCulture+, la piattaforma digitale nata per valorizzare le lingue e le culture minoritarie.

Prodotto da RAI Sardegna e Terra de Punt, il programma è scritto e condotto da Pietro Mereu, con la produzione esecutiva di Maria Grazia Dessolis e la regia di Fabio Ortu. In due stagioni, Retzetas Antigas attraversa le diverse anime dell’isola – dall’Ogliastra alla Barbagia, dal Campidano al Sulcis – per raccogliere e raccontare piatti dimenticati, spesso trasmessi solo oralmente, custoditi dalla memoria degli anziani e legati al ritmo del tempo e della terra.

Non si tratta di un semplice programma di cucina, ma di un viaggio intimo in cui la lingua sarda è protagonista tanto quanto le ricette. Ogni puntata diventa un atto di resistenza culturale, un recupero delle radici attraverso il cibo, la parola e i gesti.

Regista e documentarista originario della Sardegna, Pietro Mereu ha legato il suo nome a opere che raccontano l’isola attraverso le sue storie meno visibili. Il suo ultimo film, Sonaggios, dedicato agli ultimi artigiani di campanacci tradizionali di Tonara, è stato selezionato per il San Francisco International Film Festival 2025. Ideatore e direttore del Longevity Fest, festival internazionale dedicato alla longevità, Mereu continua con Retzetas Antigas la sua esplorazione delle memorie sarde, trasformandole in racconti audiovisivi carichi di autenticità.

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la manifestazione “Tra passato e presente... in rosso Ferrari”, che si è tenuta a Bari Sardo

Si è conclusa con grande successo la prima edizione della manifestazione “Tra passato e presente… in rosso Ferrari”, tenutasi a Bari Sardo, che ha visto una partecipazione ampia e variegata, superando ogni aspettativa. L’iniziativa, pensata come un momento di incontro tra generazioni, si è trasformata in una vera e propria festa per le famiglie, capace di unire passione per i motori, tradizione e spirito comunitario.

La manifestazione ha messo in mostra auto Ferrari, macchine d’epoca e Vespe storiche, attirando appassionati, curiosi e turisti in una cornice di grande entusiasmo e partecipazione. Le varie realtà coinvolte hanno risposto in maniera positiva, contribuendo alla riuscita dell’evento.

la manifestazione “Tra passato e presente... in rosso Ferrari”, che si è tenuta a Bari Sardo

 

A conclusione della giornata, da parte degli organizzatori è arrivato un messaggio di soddisfazione e riconoscenza: “Come prima edizione della manifestazione possiamo ritenerci molto soddisfatti, è stato un successo inaspettato. Tantissime le presenze e questo ci rende orgogliosi e ci ripaga dei tanti sacrifici. Lo scopo era quello di avvicinare diverse generazioni in un unico evento, una festa per le famiglie, e il risultato è stato spettacolare: quasi tutte le realtà coinvolte hanno risposto positivamente.”

Non sono mancati i ringraziamenti, rivolti a chi ha contribuito alla realizzazione dell’evento: “Ringraziamo la Scuderia Ferrari, i collezionisti di macchine d’epoca e i Vespa Club per la loro disponibilità e presenza, il Comune di Bari Sardo per la pazienza e il tempo dedicato, in particolare al sindaco Ivan Mameli, che nonostante i numerosi impegni ha trovato il tempo di venire a trovarci e farci i complimenti. Ringraziamo anche i volontari dell’ambulanza Arcobaleno di Bari Sardo per il loro prezioso supporto.”

Lo staff de ‘Sa Cricca de Funtanedda’, con impegno, passione e sacrificio ha reso possibile tutto questo.

Una prima edizione che ha lasciato il segno e che si candida a diventare un appuntamento fisso per il territorio ogliastrino.

la manifestazione “Tra passato e presente... in rosso Ferrari”, che si è tenuta a Bari Sardo

 

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Corto Come quando fuori piove

Il 16 maggio uscirà “Come quando fuori piove”, un intenso cortometraggio sociale che affronta il tema attualissimo della ludopatia. Diretto da Gian Paolo Vallati, il film è frutto di un progetto straordinario: la sceneggiatura è stata scritta dai detenuti della Casa Circondariale di Massama (OR), offrendo un punto di vista autentico e profondo su una delle dipendenze più insidiose del nostro tempo.

Al centro della storia c’è Ruggero, interpretato da Luca Lobina, un uomo intrappolato nella spirale del gioco d’azzardo compulsivo. Il personaggio prende vita con grande intensità grazie alla performance di Lobina, che ha dichiarato: “Ho potuto toccare con mano cosa significa vivere la dipendenza dal gioco. La ludopatia è una malattia subdola, spesso invisibile agli occhi degli altri. È stato un vero onore far parte di questo progetto e lavorare al fianco di professionisti di altissimo livello.”

Nel cast figurano anche Ludovica Cadeddu, Lucy Vuoldirluce, Lucia Dore, Michele Vargiu, Soraya Secci, Daniele Manca e William Cara Zanda: una squadra affiatata che ha contribuito con sensibilità e talento alla riuscita di un’opera tanto delicata quanto potente.

La forza del cortometraggio non sta solo nella narrazione o nella regia accurata, ma anche nel valore sociale dell’iniziativa. Coinvolgere persone detenute nella scrittura di una storia che parla di dipendenza e riscatto ha dato vita a un progetto che unisce arte, inclusione e consapevolezza.

Il film verrà proiettato anche a Oristano, in una serata evento prevista per giovedì 23 maggio alle ore 20.00 presso il Cinema Ariston. Un’occasione importante per il pubblico locale di vedere un’opera che nasce proprio dal territorio e che affronta con coraggio una piaga sociale sempre più diffusa.

Dietro le quinte, una crew appassionata ha lavorato con dedizione per rendere possibile questo piccolo grande film, che riesce a parlare a tutti con sincerità, senza retorica.

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Anna e Fabrizio Piroddi

Nella splendida cornice della Palazzina Liberty di Seui, oggi – in occasione dell’evento “Pastoris” – si è tenuta la presentazione del libro fotografico “Transumanza”, firmato dai fotografi ogliastrini Fabrizio e Anna Piroddi, marito e moglie, da anni impegnati anche nella documentazione del mondo pastorale della Sardegna. L’incontro si è svolto all’interno della sala che ospita anche l’omonima mostra fotografica, che sarà visitabile fino al 30 giugno. 

«Siamo felici di essere stati ospiti degli amici dei Musei di Seui  e della cooperativa S’Eremigu con la nostra mostra e il nostro libro», hanno commentato i due autori. «Ringraziamo il Comune di Seui e la Pro Loco per averci inserito nel programma di Pastoris

Uno degli scatti di "Transumanza" di Anna e Fabrizio Piroddi

Uno degli scatti di “Transumanza” di Anna e Fabrizio Piroddi

La mostra e il volume raccolgono una serie di scatti realizzati nel 2020, in piena emergenza sanitaria, e raccontano la tramuda – la transumanza in lingua sarda – come si svolge ancora oggi in alcune aree montane del Gennargentu, tra cui Arzana e Villagrande. In particolare, i Piroddi hanno seguito il giovane pastore arzanese Vincenzo durante il suo spostamento stagionale con il gregge, un tempo accompagnato da altri pastori e turisti curiosi, e in quel momento, invece, vissuto in solitudine e in silenzio. Un cammino, il loro, rotto solo dal suono dei campanacci e dal belare delle pecore.

Una tradizione millenaria che l’allevamento intensivo ha cancellato in gran parte dell’isola, ma che sopravvive con tenacia in queste terre alte, e che nemmeno il Covid-19 è riuscito a interrompere, così come testimoniato da questo bel progetto fotografico.

Le fotografie esposte – intense, poetiche, essenziali – restituiscono tutta la forza di una ritualità antica, testimoniando la resilienza di un mondo che continua a camminare, passo dopo passo, nel cuore della Sardegna più autentica.

Il lavoro di fotografi come Fabrizio e Anna Piroddi è fondamentale: attraverso il loro sguardo attento e rispettoso, contribuiscono a tenere viva la memoria delle tradizioni sarde e, con essa, la nostra identità culturale. Un impegno prezioso, che si traduce in immagini capaci di parlare al presente e al futuro.

Uno degli scatti di "Transumanza" di Anna e Fabrizio Piroddi

Uno degli scatti di “Transumanza” di Anna e Fabrizio Piroddi

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

faro Capo Bellavista, Arbatax ( foto A.Useli)

 La prima giornata di Monumenti Aperti a Tortolì si è conclusa con successo. Domani si replica con un altro appuntamento dedicato alla riscoperta del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro territorio.

Per tutta la durata dell’evento sarà attivo un Info Point presso le Scuole Centrali di via Monsignor Virgilio. Qui i visitatori potranno ricevere materiali informativi, dettagli sui siti da visitare e indicazioni sugli eventi collaterali in programma.

I monumenti saranno aperti al pubblico in questi orari: la mattina dalle 9:00 alle 12:30 e il pomeriggio dalle 16:00 alle 20:00. Per garantire una maggiore accessibilità, saranno disponibili due servizi gratuiti di trasporto, con partenze ogni 60 minuti. Il primo collegherà Piazza Frau Locci con il sito archeologico di S’Ortali ‘e Su Monti, mentre il secondo partirà dal Piazzale del Porto di Arbatax con destinazione il Faro di Bellavista.

Grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione comunale, le associazioni locali, gli studenti e i volontari, sarà possibile visitare sedici luoghi di interesse storico e culturale. Tra questi figurano Su Forru e Sa Teula, la Torre San Miguel, le Scuole Elementari Centrali, la Chiesa di Sant’Antonio, la Chiesa di Sant’Anna, la Chiesa di Sant’Andrea, la Chiesa campestre del SS. Salvatore, Piazza Frau Locci con il Teatro San Francesco, l’Ex Blocchiera Falchi, il Museo Su Logu de S’Iscultura, il sito archeologico S’Ortali ‘e Su Monti, Sa Domu Beccia, l’Ex Caserma Reale dei Carabinieri a Cavallo, la Torre di San Gemiliano, la stazione ferroviaria e il Faro di Bellavista.

L’invito è rivolto a tutta la cittadinanza e ai visitatori: partecipare a Monumenti Aperti significa prendere parte a un percorso di conoscenza e valorizzazione dei luoghi simbolo della nostra storia, in un’occasione che unisce comunità, bellezza e partecipazione.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

medioevo envato

Sulla cima scoscesa del Monte Cudias, tra il Sarrabus e l’Ogliastra, si ergono ancora oggi le rovine silenziose del Castello di Quirra. Intorno a queste pietre antiche aleggia la memoria di Beatrice Cubello, una giovane donna la cui storia si dissolve tra le maglie della storia ufficiale e il respiro delle leggende popolari.

Beatrice era figlia di Leonardo Cubello, marchese di Oristano, e di Donna Quirica Deiana. Cresciuta in un’epoca in cui le alleanze politiche venivano sancite spesso con i matrimoni, il destino di Beatrice venne tragicamente segnato dopo la sanguinosa battaglia di Sanluri, nel 1410. Il padre, sconfitto dai catalano-aragonesi guidati da Berengario Carroz, fu costretto a concedere la mano della figlia in sposa al vincitore, come parte degli accordi per una tregua che gli permettesse di conservare il suo titolo e ottenere una cospicua somma di denaro.

Condotta al Castello di Quirra, Beatrice visse i suoi ultimi giorni in un isolamento crudele. Poco tempo dopo le nozze, infatti, la giovane precipitò dalle alte mura della fortezza, trovando una morte tanto misteriosa quanto tragica. Da quel momento, la sua figura iniziò a svanire nei documenti ufficiali: il suo nome venne ridotto a una semplice “B.”, facilmente confusa con quello della sorella Benedetta. Una dimenticanza casuale o forse un deliberato tentativo, voluto dallo stesso padre, di cancellarla dalla memoria per nascondere il disonore?

Secondo la tradizione, ripresa nel XIX secolo da Carboni nel romanzo Leonardo Alagon (1872), Beatrice non trovò una morte accidentale. Sarebbe stato proprio suo marito, Berengario Carroz, ad accusarla ingiustamente di tradimento per potersi liberare di lei e sposare donna Eleonora Manrique, parente del re di Spagna. Un’unione che gli avrebbe garantito una dote più ricca e, soprattutto, un maggiore prestigio politico. In un gesto estremo e disumano, Carroz avrebbe gettato Beatrice e il loro neonato dalle mura del castello, seppellendo per sempre il loro destino nell’oblio.
Oggi il nome di Beatrice Cubello non appare nei manuali di storia sarda. È celato, forse per vergogna, forse per convenienza, dietro un’iniziale muta.

Ma il suo spirito, raccontato sottovoce nei secoli dalle genti della zona, ha resistito al tempo. Beatrice è diventata il simbolo delle vittime innocenti della brama di potere e degli intrighi di corte, la figura pura sacrificata sull’altare della politica.

Le pietre del Castello di Quirra, battute dal vento e dal sole, sembrano ancora custodire il suo lamento. Un eco antico che ricorda come, anche quando la storia cerca di cancellare un’esistenza, la memoria popolare può salvarne l’anima.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi