Max Leopold Wagner, illustre etnologo e glottologo tedesco, durante uno dei suoi viaggi in Sardegna nel 1905 scoprì l’esistenza della cottura “a carraggiu”. Durante un’escursione in bicicletta in compagnia di un altro etnologo, Eugen Burger, dopo aver attraversato il Sarrabus, giunse in tarda serata nei pressi di Tortolì.

Da lontano i due studiosi furono attirati dal bagliore di un fuoco che proveniva da una zona del centro abitato. Pensando si trattasse di un incendio si recarono sul posto, e invece restarono positivamente sorpresi nel trovarvi una grande festa.

In un podere, tante persone ballavano le tipiche danze sarde accompagnate dalla musica delle “launeddas”. Il notevole falò che illuminava la scena sembrava sproporzionato, vista inoltre l’assenza di carni ad arrostire. 

Wagner più tardi apprese che si trattava di una festa familiare, a cui erano stati invitati parenti ed amici e che oltre ai balli ci sarebbe stato un succulente banchetto.

Infatti la carne stava arrostendo sotto il fuoco, nella metodologia denominata in “limba” tortoliese “a carraggiu”: un metodo alternativo alla cottura allo spiedo, che consiste nel cucinare l’intero animale in una fossa nella terra.

Questa precedentemente viene pulita, all’interno vengono stesi rami e foglie, e una volta inserito l’animale il tutto viene ricoperto da uno strato di terra.  Sopra si accende un grande fuoco, alimentato dal legname per numerose ore. 

Wagner, considerato il massimo studioso della linguistica sarda, non specifica nella sua opera “La vita rustica” che animale venne cucinato nel banchetto ogliastrino. Ma afferma di averlo visto cucinare senza che gli si asportasse la pelle. 

Molto probabilmente fu invitato a gustare l’arrosto, perchè in un altro passo del suo libro ne celebra il sapore prelibato. 

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda