Manuelle Mureddu

Il Premio Ozieri di Letteratura sarda, il più longevo concorso dell’isola e settimo in Italia per anzianità, ha annunciato i vincitori della sua 66ª edizione. Fondato nel 1956 da Tonino Ledda, il premio celebra da oltre sessant’anni la lingua e la cultura sarda. La cerimonia finale si terrà sabato 22 novembre al Teatro civico di Ozieri, con diretta sul canale YouTube del Premio.

Quest’anno hanno partecipato 85 autori con 96 opere tra poesie, racconti e cantzones, componimenti in versi legati alla tradizione orale. La giuria, presieduta dal docente Dino Manca, ha selezionato i testi attraverso una valutazione preliminare e un confronto dialettico.

Oltre ai tradizionali premi letterari, è stato assegnato il “Premio alla Cultura”, riconoscimento speciale per personalità sarde che si sono distinte in altri ambiti artistici e culturali. Il premio è andato all’artista Manuelle Mureddu, che ha commentato: “Non so se me lo merito, so di aver sempre lavorato con onestà intellettuale, con volontà e amore per la mia arte e per la mia terra. Sardinia Forever.”

Il riconoscimento sottolinea il valore del lavoro di Mureddu e conferma il Premio Ozieri come vetrina di eccellenza per la cultura e la creatività sarda.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Virginia Brescia

Virginia Brescia è sempre al centro delle sue opere — e di quelle del collega Roberto Cau. Professionalmente insieme da dieci anni, i due artisti condividono un’intesa profonda, fatta di pensiero, sensibilità e visione. La loro è una collaborazione rara nel mondo dell’arte, dove spesso prevalgono individualismo e competizione. «Con Roberto c’è un grande feeling artistico e umano — racconta Virginia — siamo complementari, due parti di un unico sguardo».

Virginia Brescia e Roberto Cau sono due artigiani e artisti che lavorano il vetro. Roberto è originario di Lanusei, Virginia di Osini. La loro collaborazione è nata per caso, ma fin da subito si è rivelata l’unione di due anime artisticamente affini e complementari. Da quasi dieci anni, questa sinergia ha dato vita a splendide opere d’arte realizzate con i materiali più disparati: sughero, tessuti, vetro. Le loro creazioni, firmate con il marchio B&C, stanno pian piano conquistando spazio e attenzione nel mondo dell’arte contemporanea, imponendosi per originalità e raffinatezza.

L’incontro con Roberto è stato per Virginia un passaggio fondamentale, una svolta che ha rafforzato la sua visione artistica e l’ha spinta verso nuove forme espressive. Le visioni tra i due sono sempre condivise, frutto di dialogo, fiducia e rispetto reciproco. Per entrambi, l’arte è contemplazione della bellezza, ma anche ricerca di equilibrio tra eleganza, onestà e valori umani. «In un mondo competitivo come quello dell’arte — spiega Virginia — è importante che tra colleghi ci siano sincerità e collaborazione: solo così si cresce davvero».

Nata a Osini, piccolo borgo incastonato tra le montagne ogliastrine, Virginia parla con orgoglio della sua identità e delle sue radici. Il legame con il paese natale è fortissimo: molte delle sue opere le ha dedicate o donate proprio a Osini, in segno di riconoscenza e amore per la sua comunità. Anche Roberto Cau condivide lo stesso sentimento verso la sua Lanusei, a cui ha dedicato più di un lavoro. Entrambi si considerano profondamente legati alle proprie origini, custodi di un’eredità che nutre la loro creatività.

La donna è il cuore pulsante della ricerca estetica di Virginia: protagonista, simbolo, specchio della realtà che ci circonda. In ogni opera, le fattezze femminili diventano veicolo di bellezza e riflessione, incarnazione di un ideale che unisce sensibilità e rigore estetico. «Abbiamo il culto del bello — racconta — e il corpo femminile, con la sua armonia naturale, si presta perfettamente a raccontarlo».

L’arte, per Virginia, è il mezzo più autentico per esprimere se stessa: un linguaggio libero, personale, capace di trasformare emozioni in materia e colore. Il suo inizio con il riciclo artistico non è stato soltanto una scelta creativa, ma anche simbolica: ridare dignità a ciò che viene scartato, preservare la bellezza e il valore nascosto nelle cose dimenticate. Un gesto poetico e insieme etico, che racconta la sua sensibilità e la sua visione del mondo.

Virginia nasce come artista del riciclo, ma negli ultimi anni il suo percorso è andato oltre, avvicinandosi sempre di più alla scultura. La materia, nelle sue mani, si fa espressione di forza e poesia, un equilibrio tra forma, luce e profondità.

L’amore per l’arte di Virginia nasce presto: «Ho iniziato alle scuole medie, tre anni straordinari con un professore eccellente, grazie al quale ho appreso le tecniche fondamentali. Ho amato da subito l’arte e la storia dell’arte, con estrema passione. Il resto è stata pura sperimentazione, un autodidattismo allo stato puro. Le scuole e i corsi ti danno la tecnica e gli strumenti, ma non la creatività e la capacità espressiva. Il saper comunicare il tuo messaggio personale, regalare emozioni e sensazioni è altra cosa».

Virginia ama definirsi «artista osinese», un appellativo che porta con orgoglio: «Per elogiare questa meravigliosa terra dovrei rispondere “sarda”, ma un’artista non può isolarsi, né ghettizzarsi e ritagliarsi un angolo di paradiso. Deve essere di mente aperta e varcare i confini, per cui dico che mi sento anche molto “cosmopolita”».

La sua più grande soddisfazione è il calore della gente: «Leggere i loro commenti, percepire la considerazione e l’affetto che mi riservano, entrare nel loro cuore. Poi l’essere invitata alle manifestazioni culturali, parlare d’arte con colleghi e appassionati, tutto in modo spontaneo, semplice, mai costruito volutamente. Il mio è un cammino lento, difficile, ma ricco di colpi di scena e adrenalinico. E la cosa più bella è che, oltre al talento, vengano riconosciute anche le doti umane».

Per Virginia Brescia, l’arte è libertà, contemplazione, materia viva e sguardo autentico sul mondo. Insieme a Roberto Cau, continua a plasmare emozioni in forma di luce e colore, dando voce a una Sardegna che crea, innova e incanta.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Rossana Fancello, artista

C’è una quiete intensa nei lavori di Rossana Fancello, un respiro che sa di montagna, di silenzio e di tempo. Nata a Nuoro nel 1979 e cresciuta a Gavoi, Fancello è una figura discreta e luminosa dell’arte sarda contemporanea: insegnante, pittrice, sperimentatrice di materiali e forme, esploratrice di una sensibilità che intreccia identità e memoria.

«Non so se definirmi artista», dice, «è una parola che uso con molta cautela». Per lei, la pratica creativa è una compagna di viaggio, “una guida silenziosa, ma anche un rifugio, un porto sicuro”. Il suo linguaggio nasce dal rapporto profondo con la materia e il territorio, da quella Sardegna fatta di contrasti che lei descrive come una terra “in cui la bellezza dei luoghi si intreccia a un senso di sobrietà e rigore”.

Gavoi, in particolare, ha rappresentato il punto di partenza di un percorso che unisce radici e contemporaneità. «Ero bambina quando vidi artisti internazionali animare le strade del paese durante Plexus – Identità e traiettorie», ricorda. «È stata una rivelazione: la scoperta che l’arte può entrare nella vita quotidiana e trasformarla».

Oggi insegna Discipline geometriche e Laboratorio di Architettura al Liceo Artistico di Lanusei, e considera la scuola un’estensione naturale della sua ricerca artistica. «Essere artista richiede una dedizione totale», spiega. «L’ispirazione esiste, ma deve trovarti al lavoro». È la lezione che cerca di trasmettere ai suoi studenti, insieme alla consapevolezza che la creatività nasce dal fare, dal provare e riprovare, dall’errore e dalla sorpresa. Nelle sue classi, la pratica artistica e l’insegnamento si incontrano in un continuo scambio: «L’interazione con studenti e colleghi mantiene viva la mia creatività. Le idee si contaminano, nascono collaborazioni inattese, e ogni esperienza si trasforma in un’occasione di crescita reciproca».

Un esempio recente è il progetto realizzato con il collega Gianleonardo Viglino per le Giornate dell’Arte di Lanusei: grandi gioielli sardi sovradimensionati che adornano le fontane pubbliche del paese, «come un’eredità lasciata dai nostri avi giganti, posata su un altro gioiello prezioso, le fontane stesse». Un gesto poetico per restituire bellezza ai luoghi quotidiani e rinnovare il legame con la memoria collettiva.

Il filo invisibile che attraversa il suo lavoro è il tempo. «La memoria è una materia viva: cambia forma, si riscrive, ci restituisce versioni sempre nuove di noi stessi». Nei lavori di Fancello convivono il vissuto personale e la dimensione collettiva. Nei primi progetti la tradizione sarda emergeva attraverso la lana, le geometrie, i motivi decorativi; oggi, invece, prevale una ricerca più intima, fatta di acquerelli e gesti immediati, dove le emozioni prendono corpo in forme leggere e istintive.

Il legame con la Sardegna si è trasformato nel tempo: «L’allontanamento l’ha reso più intenso, forse anche un po’ idealizzato», ammette. Ma è proprio da questa distanza che nascono le sue opere più legate al territorio: un dialogo tra radici e sguardo contemporaneo, tra memoria e trasformazione.

Per lei, l’arte è anche un gesto di resistenza. «In un tempo dominato dalla velocità e dal consumo visivo, l’arte resta uno dei pochi spazi in cui è ancora possibile fermarsi, osservare, riflettere». Creare, per lei, significa opporsi all’omologazione e coltivare uno sguardo critico, libero dai modelli imposti dai social media. «L’arte diventa così un atto di libertà e consapevolezza: ci insegna a riconoscere la complessità del bello».

Sull’arte contemporanea in Sardegna, Fancello è diretta e realista: «Manca un sistema culturale coeso e accessibile, capace di dare continuità al fermento reale che c’è sull’isola». Tante realtà operano con passione, ma restano frammentate e poco sostenute. «Può permettersi di fare l’artista solo chi ha mezzi propri o appoggi solidi, e questo impoverisce la scena culturale».

L’artista guarda con interesse al modello irlandese del reddito di base per creativi: «Sarebbe un modo per riconoscere il valore sociale dell’arte e permettere a chi crea di vivere del proprio lavoro».

Nel percorso di Rossana ci sono molte figure che l’hanno segnata: le donne della sua famiglia, con la loro forza silenziosa; gli insegnanti dell’Istituto d’Arte di Nuoro e dell’Accademia di Bologna; e una parentela simbolica con Costantino Nivola, “riferimento importante per la capacità di portare la Sardegna nel mondo senza perderne l’essenza”.

«Ognuno di questi incontri», racconta, «mi ha aiutato a capire che l’arte è soprattutto relazione, scambio e crescita».

Oggi, tra un disegno e una lezione, tra una fontana adornata e un nuovo acquerello, Rossana Fancello continua a cercare quel punto d’incontro tra il personale e il collettivo, tra il gesto e la memoria. Con la grazia di chi sa che l’arte, come la Sardegna, è un linguaggio che si parla piano.

 

Nata a Nuoro e cresciuta a Gavoi, intreccia nella sua ricerca il rigore del territorio e la delicatezza del gesto.«L’arte è una guida silenziosa, un porto sicuro», racconta.
La sua voce, discreta e lucida, ci accompagna in un dialogo sull’identità, l’insegnamento e la libertà di creare.
Leggi l’intervista completa.

 

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

Rossana Fancello, artista

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Su Prugadoriu a Seui

Seui rinnova il rito di Su Prugadoriu: tre giorni di fede, tradizione e identità tra le vie del paese.

Dal 31 ottobre al 2 novembre Seui si prepara a vivere ancora una volta la magia e la profondità di Su Prugadoriu, una delle celebrazioni più sentite della tradizione sarda, dedicata al ricordo delle anime dei defunti.

Un appuntamento che unisce spiritualità, cultura e senso di appartenenza, mantenendo viva una consuetudine antica che affonda le sue radici nella fede popolare e nel rapporto intimo tra il mondo dei vivi e quello dei trapassati. Durante la manifestazione, i bambini percorrono le stradine del paese bussando di porta in porta per chiedere offerte in nome delle anime del purgatorio, un gesto simbolico che un tempo rappresentava una preghiera collettiva per alleviare le pene delle anime erranti. Un rito di fede e comunione che nulla ha a che vedere con la festa di Halloween, ma che esprime invece un sentimento di pace e di continuità, un legame profondo con i propri antenati e con la memoria della comunità. Su Prugadoriu non evoca paura, ma piuttosto serenità, raccoglimento e consapevolezza: è la celebrazione della vita che dialoga con la morte, della speranza che unisce generazioni diverse in un unico respiro di devozione e riconoscenza. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Fabio Moi, sottolinea il valore culturale e identitario dell’evento, considerato un gesto di resistenza nei confronti dell’omologazione imposta da un mondo sempre più globalizzato. Mantenere viva questa tradizione significa difendere la propria storia, custodire la memoria collettiva e trasmetterla ai più giovani, affinché il significato autentico di Su Prugadoriu continui a vivere nel tempo.

La festa, tuttavia, non si limita al solo aspetto religioso: i tre giorni saranno un’occasione per riscoprire Seui e il suo straordinario patrimonio naturale e culturale. Il centro storico si animerà di musica, laboratori, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche e degustazioni di prodotti tipici dell’enogastronomia seuese. Non mancheranno le esibizioni della Seuinstreet e della banda Rossini, mentre i laboratori artigianali permetteranno ai visitatori di partecipare attivamente, imparando antiche tecniche e cimentandosi nella preparazione dei culurgionis, simbolo della cucina tradizionale sarda. Sarà anche un’occasione per conoscere i musei del paese e scoprire la meraviglia della vicina Foresta di Montarbu, un luogo che racchiude l’anima autentica del territorio.

Su Prugadoriu è dunque molto più di una festa: è un viaggio nella memoria, un momento di condivisione e identità, un richiamo profondo alle radici che uniscono la comunità di Seui e che, anno dopo anno, continuano a raccontare la forza e la bellezza delle tradizioni sarde.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Le sculture di Malagigi

Mannalissa ad Ulassai: l’arte ecologica di Edoardo Malagigi unisce la comunità.

Un fermento creativo e solidale sta animando le vie di Ulassai, dove la comunità si è ritrovata attorno al progetto Mannalissa di Edoardo Malagigi, un’iniziativa che fonde tradizione, ecologia e partecipazione attiva.

L’artista, noto a livello globale, è in questi giorni ospite d’eccezione, operando come artista in residenza per Legarti, un programma che mira a tessere legami profondi tra arte e territorio.

In questi giorni, Ulassai accoglie con entusiasmo Edoardo Malagigi, artista e designer di fama internazionale, il cui approccio si basa sull’upcycling creativo e sul coinvolgimento popolare. Il suo lavoro in corso, intitolato “Mannalissa”, si sta rivelando un vero e proprio viaggio tra arte, ecologia e memoria, un’opera monumentale che affonda le radici nella cultura sarda. La scelta del soggetto non è casuale: l’archetipo della capra sarda diventa simbolo di cura, sostenibilità ambientale e comunità, elevando un elemento iconico della pastorizia a metafora contemporanea.

Il cuore pulsante di questo progetto risiede nella sua natura partecipativa e nella scelta dei materiali. Cartoni e materiali di recupero si sono trasformati in forme nuove grazie al lavoro condiviso di adulti e bambini, uniti da un desiderio comune di creare bellezza e consapevolezza. Questa operazione non è stata solo un’attività manuale, ma un’esperienza che ha unito creatività e sostenibilità, dimostrando come l’arte possa essere un potente veicolo di educazione ambientale.

Le sculture monumentali che sta realizzando nascono da materiali di recupero, raccolti insieme a cittadini e aziende del territorio. Questo processo di raccolta congiunta ha rafforzato il senso di appartenenza e responsabilità ambientale all’interno della comunità. Attraverso la tecnica del riuso, Malagigi non solo crea opere d’arte di grande impatto visivo, ma lancia anche un messaggio incisivo: ogni pezzo racconta un dialogo profondo tra tradizione e futuro, invitandoci a riscoprire il valore nascosto anche negli oggetti considerati “di scarto”. Il progetto Mannalissa si configura, quindi, come un brillante esempio di come l’arte contemporanea possa rigenerare sia i materiali che i legami sociali.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

L'opera di Valerio Pisano

Un semplice tappo di penna Bic, ma fuso in bronzo e posato su una base di porfido rosso come fosse un reperto nuragico. È l’ultima sorprendente creazione dell’artista ogliastrino Valerio Pisano, che continua il suo percorso tra ironia, memoria e materia con una nuova opera della serie “Pop Art Arcaica”.

Pisano, a circa un anno dalla personale al Museo Ferrai di Lanusei, racconta come il suo viaggio nei bronzi prosegua “inesorabile”, trasformando gli oggetti quotidiani in sculture che sembrano emerse da uno scavo archeologico del futuro. Dopo le “penne autoritratte”, le “clessidre” e le “penne vive”, arriva ora una “pioggia di tappi” — reinterpretazioni bronzee dei suoi disegni, fissate su pietre di porfido e cariche di significato simbolico.

“È mia intenzione riprodurre in bronzo tutti i disegni che ho fatto tempo fa. Più vado avanti e più mi rendo conto che pare si possano riprodurre tutti. La cosa mi preoccupa e allo stesso tempo mi diverte,” spiega l’artista.

Il tappo, nel linguaggio di Pisano, diventa metafora di ambiguità e censura. Nella sua opera Ambiguitàppo, il piccolo oggetto che solitamente “protegge” la penna diventa il simbolo di chi, nel tentativo di proteggere, finisce per soffocare la libertà creativa.

“Il tappo protegge la punta della penna da cadute o macchie, ma impedisce anche alla penna di scrivere, di esprimersi, di creare.”

Un gesto poetico e corrosivo insieme: prendere un frammento della quotidianità più banale e renderlo eterno, come un bronzetto nuragico del presente. Pisano anticipa che presto arriveranno nuove opere inedite, sempre in bilico tra archeologia e pop contemporaneo. E se i suoi tappi di bronzo potessero parlare, forse direbbero che la vera arte — anche oggi — nasce quando si riesce a dare peso al leggero.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Giorgio Murru e Margherita Musella

Riparte con entusiasmo, come ogni autunno, il Caffè Letterario di Margherita Musella e Giorgio Murru.

Insieme agli incontri letterari, ai cancelli di partenza anche l’ottava edizione del “Gioco dei Racconti”, con un tema che invita alla meraviglia e alla scoperta: “Quando la vita sorprende”, ispirato alla parola serendipity, ovvero “cercare una cosa e trovarne un’altra”. Il 25 settembre ha segnato  l’apertura del concorso, che come ogni anno anticipa la ripresa degli incontri del Caffè Letterario, prevista per il 26 ottobre.

“Siamo lieti e molto contenti di poter iniziare un nuovo anno del nostro Caffè Letterario” – dichiara Margherita Musella – “e di lanciare questa nuova edizione del Gioco dei Racconti, che da sempre unisce scrittura, emozione e condivisione”. Il concorso è aperto a tutti e rappresenta un’occasione unica per mettere alla prova la propria creatività e sensibilità narrativa. I testi saranno giudicati in forma anonima per garantire imparzialità e valorizzare solo la forza delle parole.

I dieci racconti finalisti entreranno a far parte del libro collettivo che porterà lo stesso titolo del concorso, “Quando la vita sorprende”, una raccolta che, come ogni anno, racchiuderà le voci e le emozioni dei partecipanti. I racconti devono essere brevi, con una lunghezza massima di 10 pagine e contenere tra le 250 e le 300 parole per pagina. I testi vanno inviati entro il 25 dicembre all’indirizzo e-mail musellamargherita@tiscali.it, senza riportare il nome dell’autore per mantenere l’anonimato durante la selezione. Per partecipare è necessario essere iscritti al Caffè Letterario, con una quota associativa di 15 euro: la tessera sarà, come da tradizione, una copia del libro che raccoglierà i migliori racconti.

Con il suo spirito accogliente e appassionato, il Caffè Letterario di Margherita Musella e Giorgio Murru continua a essere un punto di riferimento per gli amanti della scrittura e della lettura. Ancora una volta, le parole diventano un gioco, un incontro e soprattutto – come suggerisce il tema di quest’anno – una sorpresa della vita.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Nove anni dopo “Voci di un verbo plurale”, Voltalacarta torna a interrogare studenti e studentesse sui temi della parità, delle discriminazioni e della violenza di genere. Lo fa con una nuova videdo inchiesta, intitolata “Parole di parità” e realizzata con il contributo di Fondazione di Sardegna, che ha coinvolto 62 alunne e alunni di cinque scuole medie facenti capo a tre diversi istituti comprensivi: l’I.C. “Grazia Deledda” di Ilbono, con anche il plesso di Arzana, l’I.C. di Lanusei, che comprende anche Villagrande Strisaili, e l’istituto comprensivo di Jerzu.

Un lavoro che ha impegnato l’associazione per oltre sei mesi, dalla fase preparatoria a quella realizzativa cone le interviste ad alunne e alunni, per arrivare al lungo lavoro di montaggio, postproduzione e promozione, anche attraverso il nuovissimo sito internet: www.voltalacarta.eu.

«Con questo lavoro abbiamo voluto dare un seguito a quello realizzato nel 2016 negli istituti superiori ogliastrini e al progetto realizzato due anni fa con la Consigliera di Parità della Provincia di Nuoro, entrambi rivolti agli istituti superiori di secondo grado», spiega la presidente Loredana Rosa. «Ci interessava capire come viene percepito l’argomento “pari opportunità” da una fascia di età più giovane, ma anche vedere come è cambiata dopo
nove anni l’attenzione verso le tematiche di genere, soprattutto alla luce della grande eco mediatica suscitata da tragici episodi di cronaca che coinvolgono anche gli adolescenti».

Ciò che è emerso è stato molto interessante. «Se da un lato c’è più attenzione e consapevolezza rispetto a nove anni fa, anche in considerazione dell’età più giovane considerata in questa nuova inchiesta, dall’altro manca ancora una sufficiente conoscenza degli strumenti di contrasto alla violenza», continua Rosa. “Parole di parità” sarà presentato a novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. Sarà la prima tappa di un viaggio che ci si augura lungo e fruttuoso.

«In seguito, contiamo di presentarlo sia nelle scuole, sia attraverso progetti mirati che coinvolgano a vario titolo la cittadinanza», conclude Loredana Rosa.

Loredana Rosa

Loredana Rosa

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Dopo una prima parte estiva ricca di anteprime e incontri molto partecipati, il Festival Venerdì Letterario prosegue a Tortolì con una fitta programmazione autunnale che unisce letteratura, musica e laboratori. Una rassegna pensata per coinvolgere un pubblico ampio e variegato, dai bambini ai lettori più appassionati.

Il calendario prende forma a partire da domenica 12 ottobre, quando il Teatro Comunale San Francesco ospiterà alle 18.30 uno spettacolo musicale e letterario a cura dell’ensemble Réunis, con testi originali di Giuditta Sireus, letture di Rita Atzeri e un omaggio alle più suggestive colonne sonore del cinema.

L’autunno del festival riserva anche momenti dedicati ai più piccoli: il 22 e il 29 ottobre, alle ore 17.00, la Biblioteca Comunale accoglierà laboratori didattici rivolti a bambini dai 6 ai 10 anni, con iscrizioni aperte direttamente in biblioteca o via e-mail.

Spazio poi agli incontri con gli scrittori. Il primo appuntamento sarà con Flavio Soriga, protagonista in biblioteca il 7 novembre. Seguirà Matteo Porru il 21 novembre, sempre negli spazi della Biblioteca Comunale, mentre il 3 dicembre sarà la volta di Cristina Caboni.

La chiusura della rassegna è fissata per il 12 dicembre al Teatro Comunale San Francesco, con un incontro tra Piergiorgio Pulixi e Michela Girardi, a suggellare un’edizione che mette al centro il valore del racconto e del confronto.

Il festival, promosso dal Comune di Tortolì in collaborazione con il Club di Jane Austen Sardegna, conferma la sua vocazione inclusiva: tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Opera Stefania Lai MAB

Ieri a Barisardo si è aperto il vernissage di “Archeologia del presente” al MAB. La collettiva presenta, oltre alle opere di Stefania Lai, artista di Lanusei, una selezione di lavori molto interessanti realizzati da artistə di età diverse, accomunatə da una vibrante originalità.

Tra le opere esposte, spicca -OMU- OtreMadreUtero di Stefania Lai, realizzata in cemento armato, ferro e oggetti ospitati. L’opera prosegue la ricerca formale e concettuale dell’artista sulla casa come luogo e simbolo di dinamiche diverse. In questo caso, i tre elementi si trovano all’interno dell’archetipo della Grande Madre, quel femminile in luce e ombra, di memoria junghiana, che abbraccia Eros e Thanatos. In mostra sono presenti anche tre piccole opere della serie #superficiabitate, intrecciate alle ricerche #casepane e #casepergliocchi.

L’incontro con le opere ha offerto occasione di dialogo, scambio e confronto sulle dinamiche dell’arte contemporanea, confermando l’importanza del MAB come spazio accogliente e fertile.

La curatela, a cura di Nicoletta Zonchello, Michela Melis e Carla Carta, valorizza la coesione e la forza espressiva della collettiva. La mostra resterà aperta fino a novembre inoltrato.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi