La coga, creatura leggendaria sarda, è presente in molti racconti, in libri, in storie tramandate di padre in figlio – talvolta con elementi diversi, caratteristici per ogni zona –. Aspetto diabolico, spiccata bruttezza, peluria diffusa in tutto il corpo, unghie molto lunghe e piccola coda in ferro sulla schiena (o croce pelosa sulla schiena): ecco le caratteristiche della famosa strega della Sardegna meridionale. Agisce di notte, l’oscurità è infatti il suo mondo.

C’è la possibilità che una bambina appena nata sia una coga solo in due rarissimi casi – dicono gli anziani –: se nata per settima, la settima femmina precisamente, o se nata la notte di Natale a mezzanotte precisa. Per evitare che questa sciagura si abbatta su tutta la famiglia, sotto il letto della partoriente si può mettere un treppiede. I primogeniti nati a febbraio hanno il potere di richiamarle.

Si tratta di un destino, un destino avverso e non mutabile. La coga, benché in certi casi (non sempre, però) non voglia esserlo, non può guarire né frenare quella che è la sua indole, il suo istinto. Deve rassegnarsi: potrebbe fare del male ai propri cari, bere il loro sangue, portarli alla morte. La colpa maggiore è quella di uccidere i neonati, meglio se non battezzati, succhiando loro il sangue (ecco perché è chiamata anche strega-vampiro).

Per scongiurare questo pericolo, la tradizione insegna che, nei pressi della culla dove dorme il bambino appena nato, si debba mettere un bastone di canna e un rosario benedetto o due spiedi messi a forma di croce su un treppiedi rovesciato. La coga, giunta al capezzale del bimbo per ucciderlo, non potrà farlo, troppo impegnata a contare i grani del rosario fino all’alba in un caso o sconvolta dalla posizione non consueta degli oggetti nell’altro. La coga – sempre secondo le credenze diffuse nella nostra isolapuò trasformarsi in animale (tra i più gettonati, barbagianni, gatti, cani, serpenti, mosche e uccelli notturni): ecco come riesce ad aggirarsi di notte, di casa in casa, a compiere le malvagità.

Il fatto che in certi casi, nell’immaginario collettivo, non sia una figura da odiare – ma solo temere fortemente – è forse dovuto all’assenza di libero arbitrio. Una coga lo è perché Dio (o in certi casi in Demonio) ha scelto questo percorso per lei, perché lo è e basta e non può cambiare, perché è scritto nel suo cuore. Sebbene non voglia, è destinata a fare del male.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis